RECENSIONE OLYMPUS OM D EM-5 (PRIMO CONTATTO)
Ebbene si, complice la necessità di fare un bel regalo alla moglie per l'anniversario, ci siamo regalati una fotocamera compatta, da usare tutti i giorni, senza gli ingmobri e i pesi del corredo reflex, ma capace di restituire comunque buona qualità di immagine e discrete doti operative.
E' così che in casa nostra è arrivata la nuova Olympus Om D EM-5, per l'occasione corredata dall'obiettivo fisso Panasonic 20 mm f/1,7.
Era da un po' che guardavo con interesse al crescente fenomeno delle cosiddette "mirrorless" (macchine senza specchio relflex, dotate di sensori dalle dimensioni più o meno generose e caratterizzate dalle ottiche intercambiabili), ma senza che nessuna di esse mi facesse davvero palpitare il cuore.
Avevo del resto già individuto nelle micro 4/3 quelle che, a mio modestissimo avviso, sapevano raggiungere il milgior compromesso peso/ingombri/perstazioni. Se infatti le mirrorless aps-c possono offrire minor rumore e maggior latitudine di posa, scontano il tutto con la necessità di lenti più grosse e pesanti per poter coprire la maggior area del loro sensore, vanificando, a mio modo di vedere, gran parte del concetto.
Proposte minimaliste come quelle di Nikon con la 1 invece non le prendo nemmeno in considerazione poiché se voglio prestazioni da compatta, prendo una compatta (scusate la perentorietà ma operazioni come quella, analogamente a quella di canon con la g1x, anche se per motivi diversi, mi sembrano dichiaratamente esperimenti di marketing sulla pelle di ignari consumatori, spennati come polli).
4/3 e soprattutto micro 4/3 invece mi pare che raggiungano l'obiettivo e da quando Olympus, nobile un po' decaduta della fotografia, ha presentato la OM D ho subito capito che eravamo fatti l'uno per l'altra. Lo ammetto: le forme retrò che tanto ricordano i gioielli del passato (la serie OM a pellicola degli anni '70), mi hanno irretito (e anche questo è marketing, lo so...), però anche la lettura delle caratteristiche tecniche mi ha piacevolmente colpito. E così, dopo qualche giorno di reciproca conoscenza, veniamo alle prime impressioni.
RENDIMENTO E PRESTAZIONI
La macchina è piccolissima. Molto più di quanto non pensassi vedendola in rete o sulle riviste. Nelle mie manone quasi scompare e indubbiamente qualche limite ergonomico se non si hanno mani molto piccole va messo in conto (Olympus mette comunque in vendita due interessanti aggiuntivi che probabilmente possono migliorare le cose). Di contro, usata con ottiche fisse tipo pancake, è davvero tascabile (specie di inverno con le tascone dei giacconi). La cosa bella per me, abituato alla rapidità di accesso alle funzioni principali che le reflex permettono, è la presenza di numerosi comandi fisici e di un'ampia possibilità di personalizzazione dei tasti ripogrammabili (oltre ai 2 pulsanti fn, anche altri 3 pulsanti sono liberamente asseganbili alle funzioni preferite). Il corpo inoltre dispone di due ghiere, come le reflex, anch'esse programmabili sia come funzioni sia nel verso di rotazione (più di così...). Il corpo è in lega di magnesio e dà una piacevolissima sensazione di solidità (per quanto è piccola, sembra pesante, anche se poi in realtà non lo è). Inoltre è ampiamente tropicalizzato il ché rende questa macchina unica nel suo genere.
Il display posteriore è bello grande e luminoso ed é parzialmente snodabile. Inseguendo le mode del momento è anche touch screen ma tale funzione, fortunatamente, è disabilitabile da menu (vedere il paragrafo aggiornamento, dove dopo qualche mese di utilizzo, dimostro di avere cambiato idea su questo punto). Una delle cose più interesasnti di questo modello è la presenza di un EVF (mirino elettronico) fisso (altri modelli analoghi lo offrono come opzionale da montare sulla slitta portaccessori), ospitato all'interno del finto alloggiamento del pentaprisma. Si tratta di un mirino di grande qualità, che non sembra soffrire di effetti fantasma né di ritardi particolari. Personalmente lo apprezzo così tanto che non uso mail il display posteriore come mirino, salvo che non debba scattare in posizioni tali da farmi apprezzare la possibilità di snodo che tale schermo offre. Le informazioni visualizzabili sono una moltitutdine e comprendono, tra le tante, la livella elettronica su due assi, il punto di MAF, i valori di diaframma/tempo/iso, il wb e altro ancora. Lo stabilizzatore a 5 assi è una bomba. Funziona in modo egregio (meglio di tutti gli IS montati sulle costosissime ottiche serie L Canon che uso da anni) e offre la possibilità di attivarsi col mezzo scatto, così da avere sempre una immagine stabilizzata a mirino (utilissimo quando si scatta con fuoco manuale ingrandito o quando si usa la comodissima funzione di ingrandimento dell'area AF).
Qualche dubbio lo avevo sul sistema di messa a fuoco a rilevazione del contrasto. Lo immaginavo preciso ma molto più lento rispetto ai sistemi a rilevazione di fase delle reflex. In realtà, se c'è luce il sistema funziona non solo in modo impeccabile, ma è anche piuttosto rapido. Anche il tracking di soggeti in movimento, pur non paragonabile a quello in uso sui sistemi reflex, se la cava degnamente e con un po' di manico ed esperienza, permette di portare a casa scatti che con sistemi del genere mai avrei pensato di poter realizzare.
E veniamo finalmente alla qualità delle immagini. Lo ammetto, sono rimasto sbalordito. Scattando in raw, complici anche le ottime doti dell'unica lente che al momento utilizzo (Panasonic 20 mm f/1,7), le immagini che si ottengono sono dettagliatissime, dalle ricche sfumature e con ottime capacità di recupero delle zone sottoesposte (entro limiti umani). La gestione ISO é un po' in chiaroscuro. A mio avviso molto buona a iso alti (fino a 3200), è peggiore a ISO bassi. Se un file a 3200 ISO della OM D per me è equivalente (forse migliore come possibilità di recupero senza intaccare troppo il dettaglio) a quello di una 40d; a ISO bassi (già a 200) invece la resa del file aps-c è nettamente migliore. Non in termini di dettagli (quelli ci sono tutti anche con la m4/3), ma il rumore, nelle aree omogenee (come il cielo) è visibile. Però solo al 100% di ingrandimento e in stampa non si vede. Quindi per me è un non problema. Anche perché molti probelmi sono mitigati dal fatto che il sistema permette di avere, a prezzi e dimensioni molto abbordabili, lenti dall'eccezionale apertura (il pana che uso è un f/1,7 costa meno di 300 €, è minuscolo e pesa niente!) che permettono di scattare anche con poca luce a ISO assolutamente accettabili. Il bokeh è certamente inferiore a quello che può offrire una reflex con lenti di pari apertura, però, ribadisco, una lente di pari apertura nel mondo reflex, non costa 300 € e non pesa meno di 200 grammi...
Vi starete chiedendo se per caso Olympus mi paghi, dal momento che non ho ancora fatto menzione di un difetto. Siccome Oly non mi paga, eccovi serviti i difetti fin qui riscontrati:
- menu: ci vuole una qualche laurea, probabilmente in giapponese, per capirci qualcosa. Abituato alla disarmante intuititivtà dei menu Canon, qui, anche per fare le cose più semplici c'è da sudare. Se ne viene a capo, ma indubbiamente è una voce da migliorare;
- ISO BASE: la macchina parte da 200 ISO e la cosa è limitante in tute quelle situazioni in cui, con molta luce, si vogliano sfruttare le grandi aperture offerte da molte lenti compatibili con questo sistema. Si può ovviare con filtri ND, ma una sensibilità nativa di almeno 100 ISO io l'avrei gradita (tenuto anche conto del fatto che la massima velocità dell'otturatore è di "solo" 1/4000);
- qualità dei jpeg: nonostante il jpeg Olympus sia famoso nel mondo, in questo caso secondo me i progettisti hanno spinto troppo in direzione web. Risutlato: maschera di contrasto sempre eccessiva (anche con nitidezza impstata a -1!) e vari artefatti nel file. Se come me scattate in raw non ci sono problemi. Altrimenti dovrete dedicare tempo a settare la macchina fino a ottenere un jpeg compatibile coi vostri gusti;
- dimensioni dei pulsanti: corpo piccolo uguale pulsanti piccoli. Non è un vero e proprio difetto, però l'ergonomia della macchina è al limite, specie per chi ha mani grandi.
CONCLUSIONI
L'ho presa abbastanza convinto e dopo pochi giorni di utilizzo so già che non potrei più farne a meno. Mi piange il cuore a scriverlo, ma so già che ora le mie reflex le userò meno perché la loro indiscutibile maggiore qualità non è tale da farmele preferire in quelle molte situazioni in cui la portabilità è importante. E' la prima volta che trovo una macchina da avere sempre con me, sapendo che porterò a casa immagini comunque molto soddisfacenti. Costa cara, ma offre tanto. E' un prodotto consumer che nasconde un animo molto professionale. Usata con ottiche fisse (le uniche che a mio modo di vedere si sposano con questa filosofia di macchine) e luminose, la vedo imbattibile nel reportage e fedele compagna di viaggio nell'uso quotidiano. Consigliatissima!
AGGIORNAMENTO
Dopo 4 mesi di utilizzo piuttosto intensivo, completo le mie prime impressioni con qualche approfondimento che spero potrà essere utile a chi sia interessato al mondo delle mirrorless e/o alla OM-D in particolare.
Premetto che il giudizio complessivo è assolutamente entusiastico: la macchina è uno strumento davvero eccezionale, con delle possibilità operative pressoché al pari duna reflex di medio/alto livello e con una qualità di immagine non inferiore a quella restituita dalla media delle reflex con sensore aps-c.
Rispetto a quanto scritto sopra, nell’uso quotidiano mi sono dovuto ricredere su alcuni preconcetti che mi portavo dietro. In primo luogo sull’utilità del touch screen: incuriosito da un commento letto in rete su un forum, l’ho riattivato e ho cominciato a fare delle prove. Non è il touch in sé (che peraltro è di ottima qualità, del tutto paragonabile a quello dei migliori smartphone), ma la possibilità di focheggiare (oltretutto col crocino piccolo di precisione) nell’esatto punto dove si posa il dito e di fare sì che la macchina scatti in automatico non appena raggiunge il fuoco. Mi si è aperto un mondo! Faccio alcuni esempi di situazioni in cui una tale funzione è una vera manna dal cielo:
- necessità di variare rapidamente il punto di messa a fuoco tra uno scatto e l’altro: col sistema “normale”, dobbiamo selezionare ogni volta il punto che ci serve, perdendo tempo. In questo caso, tra uno scatto e l’altro, non dobbiamo fare altro che spostare il dito nel punto che ci interessa, disinteressandoci del pulsante di scatto (ci pensa la macchina da sola non appena raggiunge il fuoco). In termini di tempo, il risparmio è notevolissimo:
- scatti rubati: girare con la macchina all’altezza della pancia, basculando il monitor come fosse un mirino a pozzetto da guardare dall’alto e armeggiare sul monitor senza portare la macchina all’occhio e senza il dito sul pulsante di scatto, fa sì che la nostra “vittima” non sospetti nemmeno lontanamente di essere il nostro soggetto. Un vantaggio per me non da poco, specie nel reportage;
- scatti in posizioni “strane”: scattare con la macchina in alto, per esempio. Qui già il solo monitor orientabile è molto utile. Ma poter variare il punto di fuoco senza premere altri pulsanti (che in posizioni scomode sono difficili da vedere/raggiungere) e scattare senza premere il pulsante (che potrebbe compromettere la stabilità, già verosimilmente precaria a causa della posizione), è un vantaggio non da poco.
Ovviamente la cosa comporta un consumo di batteria esoso, cosa cui ho ovviato acquistando due ottime batterie compatibili (pagate meno della metà di una originale), grazie alle quali non ho problemi di autonomia.
In tutte le situazioni normali invece, continuo a usare l’eccezionale EVF che non finisce mai di stupirmi per qualità e reattività, anche al buio.
Qualità di immagine: intendiamoci: la mia 5dII è superiore, per dettagli fini, tridimensionalità, bokeh. Però…la OM-D è quasi in scia, con il vantaggio di usare ottiche luminosissime (iso bassi) e di avere uno stabilizzatore efficientissimo che permette a mano libera scatti che con le mie reflex mi sogno. Sto facendo stampe anche in A3 e la qualità è ottima, del tutto indistinguibile da foto fatte con macchine più blasonate.
Ora ho aggiunto anche l’Olympus 45 f/1,8 (campo inquadrato pari a un 90 mm su formato leica) e con quest'ottica, dalla nitidezza eccezionale e dagli ingombri/pesi nettamente inferiori a un 50 mm f/1,8 di plastica per reflex, le immagini sono bellissime, piene di dettaglio, contrastate.
L’esposimetro lavora in modo impeccabile. Bisogna però non farsi ingannare da ciò che si vede nell’EVF. Infatti è tarato in maniera tale da non oscurarsi e non “bruciarsi” in caso di forti sotto o sovra esposizioni, in modo da permettere sempre e comunque di comporre. Bisogna leggere l’esposimetro e fidarsi: quello che “dice” corrisponde quasi sempre al vero e, oltre a lavorare in modo molto preciso in spot (purtroppo non è possibile abbinare la lettura spot al punto di AF prescelto), mi ha stupito per la capacità di salvare le luci mantenendo una buona gamma nelle ombre anche quando lo si usa in modo matrix.
Capitolo AF: confermate tutte le buone impressioni iniziali per la modalità SAF (one shot per i canonisti). Con l’ottica Olympus, che ha un motore AF migliore della Panasonic in mio possesso, è un razzo e ha la precisione di un cecchino. Con poca luce rallenta visibilmente, ma la precisione rimane assoluta.
Il CAF (Continous AF) per me rimane inutilizzabile. La macchina focheggia avanti e indietro in continuo e non azzecca uno scatto. Relativamente utile solo nei video, dove sembra funzionare meglio, ma non essendo il mio campo non mi spingo oltre.
Il Trekking AF, a un uso più approfondito rispetto alle prime prove, ha ben presto mostrato la corda. Lui ci prova a inseguire il soggetto, ma si distrae troppo facilmente e il punto di fuoco si sposta nel fotogramma in modo spesso imprevedibile. Qualche scatto a segno lo fa, ma tende a essere una cabala. Per usi dinamici, continuo a sconsigliare caldamente questa macchina (e, per quanto ne so, tutte le altre mirrorless sul mercato).
CONCLUSIONE FINALE
Confermo la mia precedente “predizione”: le mie reflex vedono la luce molto meno di prima. Se so che non ho bisogno di AF super veloce e/o a inseguimento, se non devo fare scatti di alta qualità con treppiede, scelgo sempre e comunque la OM-D. Me la porto in giro, con due ottiche, il flashettino in dotazione, due batterie di scorta, in un borsellino mini e non ne avverto il peso. Godo quando apro i RAW e vivo sereno. Ho avuto modo di provare qualche altra mirrorless meno evoluta (una Samsung nx100) e non c’è paragone per velocità operativa e qualità generale. Costa ancora parecchio, ma mi sento di dire che vale 1.000 volte di più di qualsivoglia reflex entry-level che, allo stesso costo, non ha la stessa rapidità operativa (se non altro per la mancanza delle 2 ghiere), ha il corpo in plastica e non in magnesio, ecc…
Come secondo corpo affiancato a una buona reflex ne può costituire l’ideale compendio.
Ma anche per chi si senta stufo di pesi/ingombri delle reflex (non è il mio caso), può diventare una più che degna sostituta.
Riconsigliatissima!
E' così che in casa nostra è arrivata la nuova Olympus Om D EM-5, per l'occasione corredata dall'obiettivo fisso Panasonic 20 mm f/1,7.
Era da un po' che guardavo con interesse al crescente fenomeno delle cosiddette "mirrorless" (macchine senza specchio relflex, dotate di sensori dalle dimensioni più o meno generose e caratterizzate dalle ottiche intercambiabili), ma senza che nessuna di esse mi facesse davvero palpitare il cuore.
Avevo del resto già individuto nelle micro 4/3 quelle che, a mio modestissimo avviso, sapevano raggiungere il milgior compromesso peso/ingombri/perstazioni. Se infatti le mirrorless aps-c possono offrire minor rumore e maggior latitudine di posa, scontano il tutto con la necessità di lenti più grosse e pesanti per poter coprire la maggior area del loro sensore, vanificando, a mio modo di vedere, gran parte del concetto.
Proposte minimaliste come quelle di Nikon con la 1 invece non le prendo nemmeno in considerazione poiché se voglio prestazioni da compatta, prendo una compatta (scusate la perentorietà ma operazioni come quella, analogamente a quella di canon con la g1x, anche se per motivi diversi, mi sembrano dichiaratamente esperimenti di marketing sulla pelle di ignari consumatori, spennati come polli).
4/3 e soprattutto micro 4/3 invece mi pare che raggiungano l'obiettivo e da quando Olympus, nobile un po' decaduta della fotografia, ha presentato la OM D ho subito capito che eravamo fatti l'uno per l'altra. Lo ammetto: le forme retrò che tanto ricordano i gioielli del passato (la serie OM a pellicola degli anni '70), mi hanno irretito (e anche questo è marketing, lo so...), però anche la lettura delle caratteristiche tecniche mi ha piacevolmente colpito. E così, dopo qualche giorno di reciproca conoscenza, veniamo alle prime impressioni.
RENDIMENTO E PRESTAZIONI
La macchina è piccolissima. Molto più di quanto non pensassi vedendola in rete o sulle riviste. Nelle mie manone quasi scompare e indubbiamente qualche limite ergonomico se non si hanno mani molto piccole va messo in conto (Olympus mette comunque in vendita due interessanti aggiuntivi che probabilmente possono migliorare le cose). Di contro, usata con ottiche fisse tipo pancake, è davvero tascabile (specie di inverno con le tascone dei giacconi). La cosa bella per me, abituato alla rapidità di accesso alle funzioni principali che le reflex permettono, è la presenza di numerosi comandi fisici e di un'ampia possibilità di personalizzazione dei tasti ripogrammabili (oltre ai 2 pulsanti fn, anche altri 3 pulsanti sono liberamente asseganbili alle funzioni preferite). Il corpo inoltre dispone di due ghiere, come le reflex, anch'esse programmabili sia come funzioni sia nel verso di rotazione (più di così...). Il corpo è in lega di magnesio e dà una piacevolissima sensazione di solidità (per quanto è piccola, sembra pesante, anche se poi in realtà non lo è). Inoltre è ampiamente tropicalizzato il ché rende questa macchina unica nel suo genere.
Il display posteriore è bello grande e luminoso ed é parzialmente snodabile. Inseguendo le mode del momento è anche touch screen ma tale funzione, fortunatamente, è disabilitabile da menu (vedere il paragrafo aggiornamento, dove dopo qualche mese di utilizzo, dimostro di avere cambiato idea su questo punto). Una delle cose più interesasnti di questo modello è la presenza di un EVF (mirino elettronico) fisso (altri modelli analoghi lo offrono come opzionale da montare sulla slitta portaccessori), ospitato all'interno del finto alloggiamento del pentaprisma. Si tratta di un mirino di grande qualità, che non sembra soffrire di effetti fantasma né di ritardi particolari. Personalmente lo apprezzo così tanto che non uso mail il display posteriore come mirino, salvo che non debba scattare in posizioni tali da farmi apprezzare la possibilità di snodo che tale schermo offre. Le informazioni visualizzabili sono una moltitutdine e comprendono, tra le tante, la livella elettronica su due assi, il punto di MAF, i valori di diaframma/tempo/iso, il wb e altro ancora. Lo stabilizzatore a 5 assi è una bomba. Funziona in modo egregio (meglio di tutti gli IS montati sulle costosissime ottiche serie L Canon che uso da anni) e offre la possibilità di attivarsi col mezzo scatto, così da avere sempre una immagine stabilizzata a mirino (utilissimo quando si scatta con fuoco manuale ingrandito o quando si usa la comodissima funzione di ingrandimento dell'area AF).
Qualche dubbio lo avevo sul sistema di messa a fuoco a rilevazione del contrasto. Lo immaginavo preciso ma molto più lento rispetto ai sistemi a rilevazione di fase delle reflex. In realtà, se c'è luce il sistema funziona non solo in modo impeccabile, ma è anche piuttosto rapido. Anche il tracking di soggeti in movimento, pur non paragonabile a quello in uso sui sistemi reflex, se la cava degnamente e con un po' di manico ed esperienza, permette di portare a casa scatti che con sistemi del genere mai avrei pensato di poter realizzare.
E veniamo finalmente alla qualità delle immagini. Lo ammetto, sono rimasto sbalordito. Scattando in raw, complici anche le ottime doti dell'unica lente che al momento utilizzo (Panasonic 20 mm f/1,7), le immagini che si ottengono sono dettagliatissime, dalle ricche sfumature e con ottime capacità di recupero delle zone sottoesposte (entro limiti umani). La gestione ISO é un po' in chiaroscuro. A mio avviso molto buona a iso alti (fino a 3200), è peggiore a ISO bassi. Se un file a 3200 ISO della OM D per me è equivalente (forse migliore come possibilità di recupero senza intaccare troppo il dettaglio) a quello di una 40d; a ISO bassi (già a 200) invece la resa del file aps-c è nettamente migliore. Non in termini di dettagli (quelli ci sono tutti anche con la m4/3), ma il rumore, nelle aree omogenee (come il cielo) è visibile. Però solo al 100% di ingrandimento e in stampa non si vede. Quindi per me è un non problema. Anche perché molti probelmi sono mitigati dal fatto che il sistema permette di avere, a prezzi e dimensioni molto abbordabili, lenti dall'eccezionale apertura (il pana che uso è un f/1,7 costa meno di 300 €, è minuscolo e pesa niente!) che permettono di scattare anche con poca luce a ISO assolutamente accettabili. Il bokeh è certamente inferiore a quello che può offrire una reflex con lenti di pari apertura, però, ribadisco, una lente di pari apertura nel mondo reflex, non costa 300 € e non pesa meno di 200 grammi...
Vi starete chiedendo se per caso Olympus mi paghi, dal momento che non ho ancora fatto menzione di un difetto. Siccome Oly non mi paga, eccovi serviti i difetti fin qui riscontrati:
- menu: ci vuole una qualche laurea, probabilmente in giapponese, per capirci qualcosa. Abituato alla disarmante intuititivtà dei menu Canon, qui, anche per fare le cose più semplici c'è da sudare. Se ne viene a capo, ma indubbiamente è una voce da migliorare;
- ISO BASE: la macchina parte da 200 ISO e la cosa è limitante in tute quelle situazioni in cui, con molta luce, si vogliano sfruttare le grandi aperture offerte da molte lenti compatibili con questo sistema. Si può ovviare con filtri ND, ma una sensibilità nativa di almeno 100 ISO io l'avrei gradita (tenuto anche conto del fatto che la massima velocità dell'otturatore è di "solo" 1/4000);
- qualità dei jpeg: nonostante il jpeg Olympus sia famoso nel mondo, in questo caso secondo me i progettisti hanno spinto troppo in direzione web. Risutlato: maschera di contrasto sempre eccessiva (anche con nitidezza impstata a -1!) e vari artefatti nel file. Se come me scattate in raw non ci sono problemi. Altrimenti dovrete dedicare tempo a settare la macchina fino a ottenere un jpeg compatibile coi vostri gusti;
- dimensioni dei pulsanti: corpo piccolo uguale pulsanti piccoli. Non è un vero e proprio difetto, però l'ergonomia della macchina è al limite, specie per chi ha mani grandi.
CONCLUSIONI
L'ho presa abbastanza convinto e dopo pochi giorni di utilizzo so già che non potrei più farne a meno. Mi piange il cuore a scriverlo, ma so già che ora le mie reflex le userò meno perché la loro indiscutibile maggiore qualità non è tale da farmele preferire in quelle molte situazioni in cui la portabilità è importante. E' la prima volta che trovo una macchina da avere sempre con me, sapendo che porterò a casa immagini comunque molto soddisfacenti. Costa cara, ma offre tanto. E' un prodotto consumer che nasconde un animo molto professionale. Usata con ottiche fisse (le uniche che a mio modo di vedere si sposano con questa filosofia di macchine) e luminose, la vedo imbattibile nel reportage e fedele compagna di viaggio nell'uso quotidiano. Consigliatissima!
AGGIORNAMENTO
Dopo 4 mesi di utilizzo piuttosto intensivo, completo le mie prime impressioni con qualche approfondimento che spero potrà essere utile a chi sia interessato al mondo delle mirrorless e/o alla OM-D in particolare.
Premetto che il giudizio complessivo è assolutamente entusiastico: la macchina è uno strumento davvero eccezionale, con delle possibilità operative pressoché al pari duna reflex di medio/alto livello e con una qualità di immagine non inferiore a quella restituita dalla media delle reflex con sensore aps-c.
Rispetto a quanto scritto sopra, nell’uso quotidiano mi sono dovuto ricredere su alcuni preconcetti che mi portavo dietro. In primo luogo sull’utilità del touch screen: incuriosito da un commento letto in rete su un forum, l’ho riattivato e ho cominciato a fare delle prove. Non è il touch in sé (che peraltro è di ottima qualità, del tutto paragonabile a quello dei migliori smartphone), ma la possibilità di focheggiare (oltretutto col crocino piccolo di precisione) nell’esatto punto dove si posa il dito e di fare sì che la macchina scatti in automatico non appena raggiunge il fuoco. Mi si è aperto un mondo! Faccio alcuni esempi di situazioni in cui una tale funzione è una vera manna dal cielo:
- necessità di variare rapidamente il punto di messa a fuoco tra uno scatto e l’altro: col sistema “normale”, dobbiamo selezionare ogni volta il punto che ci serve, perdendo tempo. In questo caso, tra uno scatto e l’altro, non dobbiamo fare altro che spostare il dito nel punto che ci interessa, disinteressandoci del pulsante di scatto (ci pensa la macchina da sola non appena raggiunge il fuoco). In termini di tempo, il risparmio è notevolissimo:
- scatti rubati: girare con la macchina all’altezza della pancia, basculando il monitor come fosse un mirino a pozzetto da guardare dall’alto e armeggiare sul monitor senza portare la macchina all’occhio e senza il dito sul pulsante di scatto, fa sì che la nostra “vittima” non sospetti nemmeno lontanamente di essere il nostro soggetto. Un vantaggio per me non da poco, specie nel reportage;
- scatti in posizioni “strane”: scattare con la macchina in alto, per esempio. Qui già il solo monitor orientabile è molto utile. Ma poter variare il punto di fuoco senza premere altri pulsanti (che in posizioni scomode sono difficili da vedere/raggiungere) e scattare senza premere il pulsante (che potrebbe compromettere la stabilità, già verosimilmente precaria a causa della posizione), è un vantaggio non da poco.
Ovviamente la cosa comporta un consumo di batteria esoso, cosa cui ho ovviato acquistando due ottime batterie compatibili (pagate meno della metà di una originale), grazie alle quali non ho problemi di autonomia.
In tutte le situazioni normali invece, continuo a usare l’eccezionale EVF che non finisce mai di stupirmi per qualità e reattività, anche al buio.
Qualità di immagine: intendiamoci: la mia 5dII è superiore, per dettagli fini, tridimensionalità, bokeh. Però…la OM-D è quasi in scia, con il vantaggio di usare ottiche luminosissime (iso bassi) e di avere uno stabilizzatore efficientissimo che permette a mano libera scatti che con le mie reflex mi sogno. Sto facendo stampe anche in A3 e la qualità è ottima, del tutto indistinguibile da foto fatte con macchine più blasonate.
Ora ho aggiunto anche l’Olympus 45 f/1,8 (campo inquadrato pari a un 90 mm su formato leica) e con quest'ottica, dalla nitidezza eccezionale e dagli ingombri/pesi nettamente inferiori a un 50 mm f/1,8 di plastica per reflex, le immagini sono bellissime, piene di dettaglio, contrastate.
L’esposimetro lavora in modo impeccabile. Bisogna però non farsi ingannare da ciò che si vede nell’EVF. Infatti è tarato in maniera tale da non oscurarsi e non “bruciarsi” in caso di forti sotto o sovra esposizioni, in modo da permettere sempre e comunque di comporre. Bisogna leggere l’esposimetro e fidarsi: quello che “dice” corrisponde quasi sempre al vero e, oltre a lavorare in modo molto preciso in spot (purtroppo non è possibile abbinare la lettura spot al punto di AF prescelto), mi ha stupito per la capacità di salvare le luci mantenendo una buona gamma nelle ombre anche quando lo si usa in modo matrix.
Capitolo AF: confermate tutte le buone impressioni iniziali per la modalità SAF (one shot per i canonisti). Con l’ottica Olympus, che ha un motore AF migliore della Panasonic in mio possesso, è un razzo e ha la precisione di un cecchino. Con poca luce rallenta visibilmente, ma la precisione rimane assoluta.
Il CAF (Continous AF) per me rimane inutilizzabile. La macchina focheggia avanti e indietro in continuo e non azzecca uno scatto. Relativamente utile solo nei video, dove sembra funzionare meglio, ma non essendo il mio campo non mi spingo oltre.
Il Trekking AF, a un uso più approfondito rispetto alle prime prove, ha ben presto mostrato la corda. Lui ci prova a inseguire il soggetto, ma si distrae troppo facilmente e il punto di fuoco si sposta nel fotogramma in modo spesso imprevedibile. Qualche scatto a segno lo fa, ma tende a essere una cabala. Per usi dinamici, continuo a sconsigliare caldamente questa macchina (e, per quanto ne so, tutte le altre mirrorless sul mercato).
CONCLUSIONE FINALE
Confermo la mia precedente “predizione”: le mie reflex vedono la luce molto meno di prima. Se so che non ho bisogno di AF super veloce e/o a inseguimento, se non devo fare scatti di alta qualità con treppiede, scelgo sempre e comunque la OM-D. Me la porto in giro, con due ottiche, il flashettino in dotazione, due batterie di scorta, in un borsellino mini e non ne avverto il peso. Godo quando apro i RAW e vivo sereno. Ho avuto modo di provare qualche altra mirrorless meno evoluta (una Samsung nx100) e non c’è paragone per velocità operativa e qualità generale. Costa ancora parecchio, ma mi sento di dire che vale 1.000 volte di più di qualsivoglia reflex entry-level che, allo stesso costo, non ha la stessa rapidità operativa (se non altro per la mancanza delle 2 ghiere), ha il corpo in plastica e non in magnesio, ecc…
Come secondo corpo affiancato a una buona reflex ne può costituire l’ideale compendio.
Ma anche per chi si senta stufo di pesi/ingombri delle reflex (non è il mio caso), può diventare una più che degna sostituta.
Riconsigliatissima!